FOCUS: Forme Nel Verde 2019 qualche anticipazione

“Antifragile” è il saggio che supera l’incapacità di razionalizzare l’imprevedibile: siamo ciechi di fronte al caso. “I cigni neri dominano la società e la storia”, è inutile tentare di combattere per tentare di ingabbiarli in razionalizzazioni posteriori, tanto vale “passare direttamente alle questioni pratiche”, ovvero fare i conti con la fragilità. Fragile è quello che si spacca, il robusto sopporta il dolore per rimanere uguale a sé stesso, ma è solo l’antifragile che trae vantaggio dall’incertezza e dalla scossa, prospera nel disordine, ama l’errore. Il focus passa quindi dal concetto di rischio (che è difficilmente misurabile) a quello di fragilità. Nel mondo di Taleb, fatto di relazioni e sistemi complessi, non sono le macchine o i computer perfettamente programmati ad avere la meglio: per quanto robusti, si usureranno prima o poi. A vincere sono invece gli antifragili, che non sono programmabili, ma mutevoli, e migliorano traendo beneficio dalla violenza a cui (inesorabilmente) madre natura li sottopone. Lo stress si rivela essere non più un disagio, ma una vitale fonte di informazioni, un prezioso indirizzo per muoversi in un mondo complesso e pieno di insidie”. (Ilaria Liprandi su Panorama 18 settembre 2013).

FR/AGILE!: “Finché c’è uno che ancora può esprimersi, che vice le fragilità, le paure, le insicurezze e con coraggio grida “il re è nudo!”, finché c’è uno che fa delle analisi brillanti, importanti che riescono a dare dei suggerimenti anche pratici, finché abbiamo queste possibilità e queste persone, probabilmente la fiamma non si spegne, ma non basta”…Paolo Savona

Il progetto invita gli studenti a riflettere e pensare un lavoro che consideri l’antifragilità una risposta praticabile al mondo. Nell’incertezza assoluta, l’arte resterà, per quanto possibile, ai posteri, e mentre la si fa l’arte, può essere un’arma potentissima per veicolare contenuti denunciare accaduti e cambiare le sorti dell’uomo: qui e ora. Si invitano gli studenti a riflettere sulla responsabilità del proprio ruolo di artisti e sull’obbiettiva capacità dei propri lavori di comunicare in maniera diretta, utile, consona e finalizzata tematiche del contemporaneo quali genere, generazioni, genti, l’integrazione (culturale, sociale), i fenomeni di trasformazione urbana (centro, periferia, frontiera), i conflitti sociali (etnici, politici, religiosi, linguistici) i cambiamenti climatici (guerra, inquinamento, nuove malattie, estinzione) in maniera sperimentale ed innovativa.

La mostra si dividerà su una parte di scultura negli Horti Leonini per i quali verranno selezionate 40 opere di grandi dimensioni, tra istallazioni, sculture, site specific effimere o comunque idonee all’esposizione prolungata all’esterno; la seconda parte a Palazzo Chigi prevede la selezione di circa 40 opere tra pittura istallazioni e fotografia, disegno. Saranno selezionate performance e valutati progetti da realizzare e produrre in loco in accordo con il curatore. Nel periodo di allestimento di Forme nel Verde il Comune di San Quirico fornisce alloggio e un pasto al giorno agli artisti. Saranno organizzate attività formative.

Nassim Nicholas Taleb è un filosofo, mate­matico e operatore di borsa. Insegna alla Tandon School of Engineering di New York. Il Cigno nero, pubblicato dal Saggiatore nel 2009, è un best seller interna­zionale, inserito dal Sunday Times tra i libri che hanno cambiato il mondo. Con il Saggiatore Taleb ha pubblicato anche Robustezza e fragilità (2010), Il letto di Procuste (2011), Antifragile (2013) e Giocati dal caso (2014). Fonte (https://www.ilsaggiatore.com/libro/antifragile/)

FR/AGILE!

di Gaia Pasi

“Solo chi è abbastanza pazzo da pensare di cambiare il mondo alla fine lo cambia veramente”, sosteneva Steve Jobs, e l’arte è sempre “un evento speciale”, l’artista è il genio o il pazzo che raccoglie i pezzi, prende nota, si fa carico, strumento, documento di verifica dell’evoluzione umana (scientifica, religiosa, politica): dai graffiti di Lascaux, ai disegni di Leonardo, dalla Cappella Sistina, all’arte degenerata di Hitler. L’artista è talmente (fr)agile che l’arte contemporanea vince ancora, nell’era dell’abuso dell’immagine, della condivisione immediata, del fast mood delle smart city, del consumo a domicilio, della globalizzazione che ha sfiorato i sessanta trilioni di debito che il mondo ha nei confronti di se stesso.

Oggi come mai l’arte visiva svolge il suo ruolo di medium: “Immagine delle immagini” che ci cattura, perché ci serve, ci sveglia, ci riguarda, ci entra e ci rimane dentro e quando arriva ci chiama in causa, almeno nel momento in cui la incrociamo con lo sguardo: Il diamanti che ricoprono la scultura del teschio di Damien Hirst, ci ricordano in un istante, brutalmente, che ai giorni nostri, vale molto più la morte che la vita umana per chi ci comanda; il dito medio puntato da Maurizio Cattelan contro Piazza Affari a Milano, annulla in un gesto ogni discorso possibile sulla finanza globale; il Cloud Gate della City of Chicago di Anish Kapoor ci avvolge e ci svolge per poi lasciarci inermi davanti a prospettive di cieli ovattati che non riconosciamo più, accecati dai telefoni, malati come siamo di tecnologia, depressioni, acufeni, alzeimer, autismi che ci rimbecilliscono o che ci spengono. Le opere d’arte, oggi come ieri, esprimono più di mille parole, i risultati di un epoca, ciò che ne resta e riempirà l’immaginario collettivo delle generazioni: Guernica di Picasso è o non è l’icona della II Guerra Mondiale? un concetto spaziale – attesa di Lucio Fontana ci porta o no sulla luna vent’anni prima dell’allunaggio?…oltre la tela, nella rete del ragno, dentro al taglio della guerra, per cogliere un emozione che la superficie non può più catturare, che vaga nello spazio, quarant’anni prima del Wi-Fi? la vita e le opere di San Francesco dipinte da Giotto ad Assisi tradiscono o no il fatto che forse abbiamo frainteso la parola di Cristo e disatteso ogni possibile aspettativa d’evoluzione verso un mondo d’amore equo, solidale, sostenibile e generoso con tutti?

L’arte “è sempre contemporanea” è l’’immagine che dice quello che siamo, da dove veniamo, ciò che siamo stati, e lo dice a tutti, sul colpo. Per questo deve essere utilizzata, messa in condizione di parlare, perché è uno strumento preferenziale, d’accesso alle meccaniche celesti, oltre che il feticcio dell’umanità. Può essere arrivato il tempo di ragionare bene su operazioni come quella di Banksy, che durante l’asta di Sotheby’s Londra (ottobre 2018), ha fatto in modo che la sua opera si autodistruggesse in sala, sotto gli occhi di tutti, media compresi, un istante dopo essere stata acquistata dal sistema. Un messaggio preciso, che “per il bene del mondo” denuncia molte più cose di quante ne possa enunciare un discorso politico; perché? Che piaccia o no, Banksy colpisce direttamente lo speculatore, ribalta la scala dei valori, scardinando il concetto di valore: Forse gli artisti possono aiutarci a “liberarci dal male”? chissà… ma penso che valga la pena ascoltare la loro opinione, meditare sulle loro opere, azioni, suggerimenti, risposte…antifragilità esistenziali.