ESPOARTE: Forme nel Verde 2018: Una “rivoluzione” artistica, by Francesca di Giorgio, 23 agosto 2018

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Forme nel Verde 2018. “Eternity”. Horti Leonini, San Quirico d’Orcia
 
Forme nel Verde a San Quirico d’Orcia ha una lunga storia: «La rassegna nasce nel 1971 e da allora sono cambiati sindaci ed assessori ma nonostante gli alti e bassi delle proposte, non è mai saltata un’edizione. Mario Guidotti, l’ideatore di Forme nel Verde, ricordava sempre il fatto che dopo la Biennale di Venezia, San Quirico è l’appuntamento di Arte Contemporanea più longevo d’Italia, con la differenza che Forme nel Verde è annuale ed è sostenuta da un Comune di poco più di 2.500 abitanti» racconta Gaia Pasi, per il secondo anno, curatrice della 48° edizione di Forme nel Verde. A lei, che da sempre lavora a stretto contatto con le giovani leve dell’arte e non solo, abbiamo chiesto di raccontarci la sua “rivoluzione silenziosa” fatta di Pause tra caos e armonia

Filippo Gallorini, “lapide all’amicizia”, (2018)

Forme nel Verde. Un nome “lieve” per un progetto complesso…
Questo è il secondo anno che curo la rassegna, ma già dalla passata edizione ho subito coinvolto le Accademie di Belle Arti di Carrara e di Firenze e abbiamo trasformato San Quirico in una sorta d’anarchico cantiere d’arte. Penso sia per questo che durante la presentazione il sindaco Valeria Agnelli abbia definito il mio progetto “rivoluzionario” e non posso certo biasimarla… Immaginatevi un paesino invaso per quindici giorni da una moltitudine di studenti aspiranti artisti; tutti impegnatissimi a costruire sculture di bambù, ad allestire istallazioni monumentali, a provare performance, a comporre site specific, ad incollare poster in giro per le vie e infine a mettere in piedi una mostra collettiva di oltre 30 pezzi a Palazzo Chigi sede del Comune, del quale, per il periodo in oggetto, gli studenti hanno una copia delle chiavi per lavorarci dentro. È o non è questa una rivoluzione? Certamente una rivoluzione artistica passatemi il termine dove tutti lavorano, aiutano, mangiano e infine condividono il sonno nel rispetto di tutti, per realizzare, in nome dell’arte, un progetto comune. Gli studenti sono fiumi in piena di energia e creatività, travolgono e coinvolgono tutto ciò che li circonda spazi e persone, ma dopo tanti anni che lavoro con loro, posso dire che l’esperienza è sempre positiva in primis per il territorio che la promuove. Forme nel Verde a mio parere aveva bisogno di una ventata di freschezza, che gli abitanti si riaffezionassero al progetto che la stampa e gli addetti ai lavori tornassero ad occuparsene seriamente che la proposta stuzzicasse l’interesse di appassionati e collezionisti; in quest’ottica gli studenti riescono a fare dei veri e propri miracoli, poi, fortunatamente, esistono bandi regionali come ToscanaInContemoranea che già lo scorso anno ha sostenuto la mia idea, e riviste come la vostra, che si interessano ai progetti nuovi a prescindere dalle capacità d’investimento che hanno per una pubblicità che spesso è insostenibile quando un progetto è all’inizio e deve farsi conoscere per trovare nuovi sponsor.

Francesco Carapelli “Lapide all’artista riflesso”, (2018)

Lo stretto rapporto con le Accademie e i giovani segna da sempre il tuo percorso curatoriale…

La mia passione per l’arte nasce e cresce nelle aule delle Accademie di Belle Arti, tra i Simposi sparsi in giro, visitando gli studi e le così dette mostre di fine anno, in occasioni tipo Start Point a Firenze o Studi Aperti a Carrara. Detto ciò ritengo sia doveroso investire sull’entusiasmo dei giovani, alimentare le speranze degli studenti, le possibilità di sbocco per il loro lavoro d’artisti del futuro. Cerco di farlo dando loro fiducia, ma altrettanta responsabilità, creando occasioni di verifica e di confronto con il pubblico o come ho fatto in passato con il mercato. Selezionare gli studenti è possibile soltanto lavorando a stretto contatto con i docenti delle Accademie, cioè andando di persona a vedere i lavori nelle classi per comprendere al meglio lo sviluppo delle fasi dei progetti, le sperimentazioni in corso, il tipo di percorso e di ricerca che sta dentro ad ogni singolo lavoro.
Il prof. Crispolti diceva sempre che se un artista si riconosce dall’esigenza che ha di portare avanti la sua ricerca che deve essere pari a quella di respirare, un curatore lo si riconosce dalla capacità di memorizzare oltre ai nomi e cognomi degli artisti e le date delle loro opere, gli orari di coincidenza dei mezzi di locomozione per raggiungerli.

Forme nel Verde 2018, street poster art Domenico Ruggiero, Sergey Kuznetsov e Dinara Kamzina, San Quirico d’Orcia

In questo caso si tratta di mettere in relazione le opere di oltre 200 artisti: come sono stati selezionati?
La selezione all’Accademia di Belle Arti di Carrara quest’anno direi che è stata spontanea perché il direttore Luciano Massari, mi ha proposto di ripresentare le lapidi realizzate dagli studenti per il progetto Eternity il cimitero degli eterni, ossia degli artisti, ideato da Maurizio Cattelan per l’Accademia ed esposto a Carrara ad aprile 2018. Ho colto immediatamente questa occasione perché da una parte mi consentiva di lavorare con i tanti allievi che avevano partecipato alla borsa di studio per la realizzazione dell’opera, dall’altra la regia di un grande artista come Maurizio Cattelan mi permetteva di alzare immediatamente il livello della rassegna, e far chiarezza sulle intenzioni del progetto Forme nel Verde almeno per quanto riguarda la mia curatela. A Firenze ho presentato al direttore Claudio Rocca il progetto di massima, e come lo scorso anno ha sposato la causa dandomi la possibilità di incontrare i docenti e accedere alle aule per visionare i lavori.

Forme nel Verde 2018, street poster art Domenico Ruggiero, Sergey Kuznetsov e Dinara Kamzina, San Quirico d’Orcia

Tutti insieme abbiamo costruito gran parte della mostra di pittura allestita a Palazzo Chigi e tutto il percorso di street poster art “dei topini” incollati sugli sportelli di enel, acqua e gas in giro per il paese. Trattasi di 50 simpatici roditori dipinti su carta dagli studenti Domenico Ruggiero, Sergey Kuznetsov e Dinara Kamzina dell’Accademia di Firenze, che attraversano i tagli di Fontana, rosicchiano Burri, si penzolano da un triangolo di Malevich e cadono su un tubetto di vernice realizzando un Pollock, o meglio un percorso didattico, per grandi e piccini, di avvicinamento all’arte contemporanea. Questa semplice operazione ha riscosso talmente tanto successo da innescare un workshop immediato che i tre artisti hanno tenuto con i bambini del posto e che sarà ripetuto in autunno.

Andrea Dalle Ave, Workshop VegeItalia (2018),  con gli artisti Gianmaria Brizzi, Carlo Ottonello e Daniele Di Mauro

Su quali sedi e come si sviluppa il progetto pensato per San Quirico d’Orcia?
Il progetto si sviluppa principalmente in due sedi espositive, la parte di scultura, delle istallazioni o comunque delle opere pensate per l’esterno è negli Horti Leonini il giardino all’italiana progettato da Diomede Leoni, assistente di Michelangelo; la mostra di pittura è allestita al secondo piano di Palazzo Chigi, sede del Museo. Quest’anno come dicevo abbiamo lavorato anche in strada per collegare al meglio le due location tra loro e abbiamo realizzato due workshop che coinvolgessero studenti e persone abitanti o turisti che fossero. Il primo con l’artista Andrea Dalle Ave e gli studenti Gianmaria Brizzi, Daniele Dimauro, e Carlo Ottonello ha prodotto 10 sculture site specific realizzate esclusivamente con elementi naturali reperiti sul posto. Il secondo è stato condotto dall’artista Edoardo Malagigi che ha introdotto il suo lavoro, e con esso la problematica dei rifiuti per il pianeta e la possibilità degli artisti di trasformarli in opere d’arte capaci di comunicare molteplici messaggi e di stimolare importanti riflessioni.
Dal punto di vista logistico, gli studenti sono ospitati dal Comune nel Pellegrinaio, un edificio realizzato per accogliere i pellegrini che attraversano San Quirico per la Via Francigena di cui il paese è una tappa fondamentale. Al Pellegrinaio abbiamo 20 posti letto a disposizione dove gli studenti soggiornano a rotazione per allestire o realizzare le loro opere; la mensa del paese fornisce cibo e acqua per tutto il periodo di allestimento. L’assessorato alla cultura, la Biblioteca e la Segreteria del Comune si occupano della parte burocratica e della comunicazione.

Federica Guglielmucci, “Anima del Parco” (2018), Performance, durata variabile

Se il tema della morte è la “call” di Cattelan come si intrecciano le tematiche legate alla natura, a quelle Pause tra caos e armonia, citate nel titolo del tuo progetto?
Il titolo della 48° edizione di Forme nel Verde in realtà prende spunto dalla seguente frase di Nietzsche: «C’è qualcosa nell’arte, come nella natura del resto, che ci rassicura, e qualcosa che invece ci tormenta, ci turba, due sentimenti eterni in perenne lotta; la ricerca dell’ordine, e il fascino del caos. Dentro questa lotta abita l’uomo, e ci siamo noi tutti, ordine e disordine. Cerchiamo regole, forme, canoni ma non cogliamo mai il reale funzionamento del mondo, È per gli uomini un eterno mistero. L’incapacità di risolvere questo mistero ci terrorizza, ci costringe a oscillare tra la ricerca di un’armonia impossibile e l’abbandono al caos». Da questa riflessione a mio parere emerge l’esigenza di fermarsi e di ascoltare di più: il silenzio, se stessi, la natura, gli altri. Queste pause tra caos e armonia sono le opere che ci accompagnano nella mostra: il pianoforte rotto di Gianni Sorrentino, i bambini che giocano tra le aiuole di Giacomo Santini, l’anima del parco che ha rapita Federica Guglielmucci durante la sua performance di cui rimane un cerchio sacro fatto di rami con un bastone di legno conficcato al centro, il vincastro di una liturgia fatta di passi. Non posso fare il nome di tutti gli artisti che pure lo meriterebbero per ovvi problemi di spazio ma voglio almeno ricordare le 7 scatole magiche di Simeon Llicer che fanno suonare il bosco degli Horti Leonini e i panni stesi da Francesca Umiltà per proteggere uno spazio interiore dentro al quale si vive come un legno abbruciacchiato sospeso nel vuoto nell’ossessione della certezza del fatto che malgrado ogni nostro sforzo “non cambierà mai niente”; questi due lavori sono esperienziali come la vita quotidiana in cui tutti vorremo trovare il giusto equilibrio tra caos e armonia. L’equilibrio assoluto inteso come assenza di gravità del corpo è implicito alla morte dello stesso, quando la scintilla che lo fa vibrare lo abbandona e si dirige verso un mondo superiore e sconosciuto… Che dire, magari fosse quello degli immortali di Cattelan!

Francesca Umiltà, “Sono Stanco”, Performance,  con l’attore Alessandro Conti

Francesca Di Giorgio

Forme nel Verde. 48° edizione
Pause, tra caos e armonia

a cura di Gaia Pasi 
28 luglio – 28 settembre 2018 
Giardino Horti Leonini Piazza Libertà
Museo Palazzo Chigi, Piazza Chigi 2, San Quirico d’Orcia (SI)

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Forme nel Verde 2018. “Eternity”. Horti Leonini, San Quirico d’Orcia

Forme nel Verde in San Quirico d’Orcia has had a long history: “The festival was born in 1971 and since then mayors and councillors have changed but despite the ups and downs of the proposals, has never skipped an edition. Mario Guidotti, the creator of Forme nel Verde, always known for the fact that after the Venice Biennale, San Quirico is the longest running Contemporary Art event in Italy, differing only in how Forme nel Verde is annual and is supported by a municipality of just over 2,500 inhabitants,” says Gaia Pasi, whom is curating the event for the second time around. We asked her, who has always worked closely with the young levers of art and beyond, to tell us about her “silent revolution” made of pauses between chaos and harmony

Filippo Gallorini, “tombstone for friendship”, (2018)

Forme nel Verde. A “light” name for a complex project…

This is the second year that I have been taking care of the exhibition, since last year I have been directly involved the Florentine and Carrara Academies of Fine Arts and we have transformed San Quirico into a sort of anarchist art yard. I think this is why during the presentation the mayor Valeria Agnelli called my project “revolutionary” and I can certainly not blame her … Imagine a village invaded for fifteen days by a multitude of students aspiring artists; all very busy building bamboo sculptures, setting up monumental installations, trying out performances, composing site specifics, gluing posters around the streets and finally setting up a collective exhibition of over 30 pieces at Palazzo Chigi, the Town Hall, of which, for the period in question, the students have a copy of the keys to working inside. Is this a revolution or not? Certainly an artistic revolution is fitting term for an event where everyone works, helps, eats and finally shares sleep in respect of all, to achieve, in the name of art, a common project. The students are rivers full of energy and creativity, they overwhelm and involve everything that surrounds them, spaces and people, but after many years of working with them, I can say that the experience is always positive primarily for the territory that promotes it. Forme nel Verde in my opinion needed a breath of fresh air, so that the inhabitants could start contributing to the project that the press and professionals would return to take seriously due to how the proposal aroused the interest of fans and collectors; From this point of view, students are able to do real miracles, then, fortunately, there are regional calls for proposals such as ToscanaInContemporanea, which last year had already supported my idea, and magazines like yours, which are interested in new projects regardless of their investment capacity for an advertisement that is often unsustainable when a project is at the beginning and must be known to find new sponsors.

Francesco Carapelli “Lapide all’artista riflesso” (Gravestone to the Reflected Artist, 2018)

The close relationship between academies and young people have always marked your curatorial path…

My passion for art was born and grew in the classrooms of the Academies of Fine Arts, among the Symposia scattered around, visiting the studios and the so-called exhibitions at the end of the year, on occasions like Start Point in Florence or Open Studios in Carrara. Having said that, I believe that it is necessary to invest in the enthusiasm of young people, to nurture the hopes of students, the opportunities for their work as artists of the future. I try to do it by giving them confidence, but as much responsibility, creating opportunities for verification and discussion with the public or as I have done in the past with the market. Selecting students is only possible by working closely with the teachers of the Academies, that is, by going in person to see the work in the classes to better understand the development of the phases of the projects, the ongoing experiments, the type of path and research that is within each individual work.

Prof. Crispolti always said that if an artist recognises himself by the need to carry out his research, which must be equal to that of breathing, a curator recognises him by the ability to memorise not only the names and surnames of the artists and the dates of their works, but also the times their paths have crossed.

Forme nel Verde 2018, street poster art Domenico Ruggiero, Sergey Kuznetsov and Dinara Kamzina, San Quirico d’Orcia

In this case, it is a question of linking the works of more than 200 artists: how were they selected?

The selection at the Academy of Fine Arts in Carrara this year, I would say was spontaneous because director Luciano Massari, proposed the idea of having me to re-present the tombstones made by students for the Eternity project: the cemetery of the eternal, that is, the artists, designed by Maurizio Cattelan for the Academy and exhibited in Carrara in April 2018. I immediately took this opportunity because on the one hand it allowed me to work with the many students who had participated in the scholarship for the realization of the work, on the other hand the direction of a great artist like Maurizio Cattelan allowed me to immediately raise the level of the review, and clarify the intentions of the Forme nel Verde project at least as regards my curatorship. In Florence, I presented the project to director Claudio Rocca, and as last year he agreed to the cause, giving me the opportunity to meet the teachers and access the classrooms to view the works.

Forme nel Verde 2018, street poster art Domenico Ruggiero, Sergey Kuznetsov and Dinara Kamzina, San Quirico d’Orcia

All together we built most of the painting exhibition set up at Palazzo Chigi and the whole path of street poster artdei topini” (the mice) glued on the doors of enel, water and gas utility boxes around the country. These are 50 nice rodents painted on paper by students Domenico Ruggiero, Sergey Kuznetsov and Dinara Kamzina of the Florentine Academy, who cross the cuts of Fontana, gnaw Burri, dangle from a triangle of Malevich and fall on a tube of paint creating a Pollock, or rather a didactic path, for young and old, to approach contemporary art. This simple operation was so successful that it triggered an immediate workshop held by the three artists with local children that will be repeated in autumn.

Andrea Dalle Ave, Workshop VegeItalia (2018), with artists Gianmaria Brizzi, Carlo Ottonello and Daniele Di Mauro

On which locations and how did the project conceived for San Quirico d’Orcia developed?

The project is developed mainly in two exhibition sites, the part of sculpture, installations or works designed for the outside is in the Horti Leonini the Italian garden designed by Diomede Leoni, Michelangelo’s assistant; the painting exhibition is set up on the second floor of Palazzo Chigi, home of the Museum. This year, as I said, we have also worked in the street to connect the two locations better and we have created two workshops involving students and people who live or tourists. The first with artist Andrea Dalle Ave and the students Gianmaria Brizzi, Daniele Dimauro, and Carlo Ottonello produced 10 site-specific sculptures made exclusively with natural elements found on site. The second was led by the artist Edoardo Malagigi who introduced his work, and with it the problem of waste for the planet and the possibility for artists to transform them into works of art capable of communicating multiple messages and stimulating important reflections.

From a logistical point of view, the students are hosted by the Municipality in the Pellegrinaio (Pilgrims’ Hall), a building created to welcome the pilgrims who cross San Quirico along the Via Francigena, of which the town is a fundamental stage. At the Pellegrinaio we have 20 beds available where the students stay in rotation to prepare or realize their works; the canteen of the village provides food and water for the whole period of preparation. The Department of Culture, the Library and the Secretariat of the City are responsible for the bureaucracy and communication.

Federica Guglielmucci, “Soul of the Park” (2018), Performance, variating duration

If the theme of death is Cattelan’s “call”, how do the themes linked to nature, to those Pauses between chaos and harmony, mentioned in the title of your project, intertwine?

The title of the 48th edition of Forme nel Verde actually takes its cue from the following phrase by Nietzsche: “There is something in art, as in nature, that reassures us, and something that torments us, disturbs us, two eternal feelings in constant struggle; the search for order, and the charm of chaos. Man lives in this struggle, and there are all of us, order and disorder. We seek rules, forms, canons but we never grasp the real functioning of the world. The inability to solve this mystery terrifies us, forces us to oscillate between the search for an impossible harmony and abandonment to chaos”. In my opinion, from this reflection emerges the need to stop and listen more: silence, oneself, nature, others. These pauses between chaos and harmony are the works that accompany us in the exhibition: the broken piano by Gianni Sorrentino, the children playing in the flowerbeds of Giacomo Fioravanti, the soul of the park that kidnapped Federica Guglielmucci during his performance of which remains a sacred circle made of branches with a wooden stick stuck in the center, the winch of a liturgy made of steps. I can’t name all the artists who would deserve it for obvious space problems, but I want at least to remember the 7 magic boxes by Simeon Llicer that make the Horti Leonini wood play and the clothes laid out by Francesca Umiltà to protect an interior space in which you live like a scorched wood suspended in the void in the obsession with the certainty that despite all our efforts “nothing will ever change”; these two works are as experiential as daily life in which we all want to find the right balance between chaos and harmony. Absolute balance, understood as the absence of gravity of the body, is implicit at the death of the body, when the spark that makes it vibrate leaves it and heads towards a higher and unknown world… What can I say, maybe it was the immortality of Cattelan!

Francesca Umiltà, “I’m Tired”, Performance, with actor Alessandro Conti

Francesca Di Giorgio

48th edition of the Forme nel Verde
Pause tra caos e armonia (Pause between chaos and harmony)
by Gaia Pasi 
28 July – 28 September 2018 
Garden Horti Leonini Piazza Libertà
 Palazzo Chigi Museum, Piazza Chigi 2, San Quirico d’Orcia (SI)