FORME NEL VERDE È ANTIFRAGILE. IL FALLIMENTO COME OPPORTUNITÀ di Francesca Di Giorgio

Spyros Anasthasiu, DIOSKOUROI, 2019, courtesy Forme nel verde 2019

Lo scorso 27 luglio ha inaugurato la 49. edizione di Forme nel verde, una rassegna di arte contemporanea, a cura di Gaia Pasi, per la terza volta alla guida del progetto, in corso fin dagli Anni ’70, a San Quirico d’Orcia (SI).
Ogni anno una selezione di 50 studenti under 35 delle Accademie toscane (Firenze e Carrara) espongono le loro opere nelle storiche sedi tra gli Horti Leonini e Palazzo Chigi seguendo il filo conduttore del “sottotitolo” di quest’anno: Antifragile e confrontandosi, in questa edizione, con un ospite d’onore, l’artista Michelangelo Pistoletto con l’opera Terzo Paradiso, realizzata negli Horti insieme agli studenti durante un workshop coordinato da Francesco Saverio Teruzzi, ambasciatore internazionale dell’operazione per Città dell’Arte, la Fondazione di Michelangelo Pistoletto a Biella.

Veduta della mostra collettiva, a Palazzo Chigi, San Quirico d’Orcia (SI), courtesy Forme nel verde 2019

Il workshop è stato realizzato con gli studenti Federica Guglielmucci, Selene Cardia, Paola Boscaini, Giacomo Santini, Leonardo Meoni, Martin Brusinelli, Simeon Llicer Ferri, Ettore Morandi, Camilla Reggiani, Michele Vasca, Maria Vittoria Soracco, Arianna Palmieri delle Accademie d’Arte di Firenze e Carrara, per costruire un Terzo Paradiso di dimensioni ambientali nella parte alta degli Horti Leonini, utilizzando materiali facilmente reperibili sul luogo quali travertino e terracotta. La sezione teorica del workshop ha approfondito i caratteri dell’installazione e ha fornito agli studenti gli strumenti e le soluzioni tecniche idonee per realizzare il Terzo Paradiso di San Quirico, opera grazie alla quale il Comune diventerà satellite propulsivo (insieme a molte altre città del mondo che hanno ospitato e ospiteranno il Terzo Paradiso), di un’operazione culturale, di livello internazionale.

Sebastiano Pelli, Inseminazione, saldatura dotbydot, lamiere di scarto, courtesy Forme nel verde 2019

Quasi al giro di boa della cinquantesima edizione Forme nel verde è un progetto in crescita grazie a tanti attori differenti: dallo sponsor logistico ETERNEDILE di Franco Nessi che ha curato i trasporti delle opere, al contributo della Fondazione Monte dei Paschi di Siena attraverso il Bando Patrimoni in movimento 2019. Moltiplicati anche i patrocini con la Regione Toscana già sponsor attraverso il bando ToscanaInContemporanea, la Provincia e l’Associazione Europea delle vie Francigene (essendo San Quirico la dodicesima tappa ufficiale della famosa via).

Yang Zehming-Feng Haoxuan-Ding Mengyu, BROKEN UP, 2019, courtesy Forme nel verde 2019

Per comprendere il perché della scelta di Antifragile, il “tema” di quest’anno, dobbiamo riferirci a Nassim Nicholas Taleb e al suo libro Antifragile: prosperare nel disordine, (il Saggiatore, 2013), il quale sostiene che “a partire dal secondo dopoguerra abbiamo costruito sistemi sempre più complessi, e per questo sempre più dipendenti dalle previsioni. Ma oggi molte previsioni restano inaffidabili: siamo riusciti ad arrivare sulla luna, ma non siamo in grado di dire quali saranno le quotazioni di borsa domattina. Per questo dobbiamo costruire sistemi che si reggono senza bisogno di previsioni, in cui imprevisti ed errori si trasformino in vantaggi, e per cui si possa immaginare una esposizione positiva agli accidenti e alla casualità. Sistemi resilienti, insomma, anzi, qualcosa di più: “sistemi antifragili.” La pietra filosofale, secondo Taleb, “è inventare un’impresa che non abbia paura del fallimento, e che impari a fallire orgogliosamente, in fretta, molto, su piccole cose, in ambiti in cui un solo grande successo possa sovracompensare tutti i piccoli fallimenti: è la filosofia della Silicon Valley” e, se ci pensate bene, di chiunque faccia ricerca.

«Anche nell’arte l’atteggiamento antifragile dimostra che è proprio moltiplicando i fallimenti possibili che ci si procurano più occasioni di apprendimento empirico e opportunità di guadagno casuale e imprevedibile.Il successo nasce dal rischio, il rischio non ha paura del fallimento. In questo senso la creatività è massimamente antifragile». Racconta la curatrice Gaia Pasi.

«Il progetto pensato per l’edizione 2019 di Forme nel verde, dimostra come le opere degli studenti delle Accademie di Belle Arti di Firenze e di Carrara, con le loro ingenuità e genialità, nascano o sappiano avvantaggiarsi dei momenti di difficoltà, dell’incertezza, per farsi portatrici di messaggi capaci non solo di resistere, ma di migliorare il sistema», continua Gaia Pasi. «L’antifragilità è la costola dell’arte è una forma che ha coraggio di reinterpretarsi è uno specchio che si rompe per diventare opera, è un Terzo Paradiso che unisce tu, me, noi, in un’espressione visiva inesistente, che s’inventa per superare l’infinito o per aggiungervi qualcosa d’importante: la forza “d’insieme” degli uomini, deus ex machina. Per questo motivo, grazie alla collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Firenze, quest’anno la presenza del maestro Michelangelo Pistoletto con l’opera Terzo Paradiso, diventa l’emblema dell’edizione 2019 di Forme nel verde. Accanto ad essa l’opera ambientale Omaggio a Michelangelo Pistoletto composta dal trio di artisti Davide Carnevale, Francesco Saverio Teruzzi e Sebastiano Pelli.

Terzo Paradiso, travertino e coccio, 2019, courtesy Forme nel verde 2019

Sebastiano Pelli, inoltre, ha diretto il workshop ESSERE UMANI della durata di sette giorni attraverso il quale gli studenti Filippo Gallorini, Pier Carlo Santini, Sara Candore, Arianna Ingrascì, Giorgia Redoano e Maria Ester Buratto hanno appreso la tecnica della saldatura a punti realizzando una barca naufragata dal nome ESSERE UMANI che ben si allinea alla cronaca dei nostri giorni.

Essere Umani, risultato del workshop, courtesy Forme nel verde 2019

Partecipazione speciale, invece, per Maurizio Savini presente nel Palazzo Chigi, con un progetto dal titolo The Age of Unreason, in anteprima internazionale, un nuovo ciclo di opere completamente diverse da quelle del passato. Savini ci spiega che «The age of unreason è l’età dell’irragionevolezza, ossia quella che stiamo vivendo; un momento in cui anche l’arte e gli artisti sono in gran parte proiettati sui fatti di cronaca, sui temi cruciali di cui discute la politica: immigrazione, cambiamento climatico, guerre… L’arte non può dar voce esclusivamente alle problematiche sociali, diventando una sorta di immagine subordinata alla cronaca, ma deve rimettere al centro l’essere umano che è l’artefice, il responsabile diretto di questi fatti. Serve studiare l’uomo per capire come siamo arrivati a quest’era d’irragionevolezza globale che stiamo vivendo o subendo. Per questo motivo il mio lavoro ruota intorno al ritratto scultoreo di tre poeti Thomas Eliot, Ernest Hemingway ed Ezra Puond, ricavati da tre pietre antiche e simboliche, che provengono da altrettanti siti archeologici».Partecipazione speciale, invece, per Maurizio Savini presente nel Palazzo Chigi, con un progetto dal titolo The Age of Unreason, in anteprima internazionale, un nuovo ciclo di opere completamente diverse da quelle del passato. Savini ci spiega che «The age of unreason è l’età dell’irragionevolezza, ossia quella che stiamo vivendo; un momento in cui anche l’arte e gli artisti sono in gran parte proiettati sui fatti di cronaca, sui temi cruciali di cui discute la politica: immigrazione, cambiamento climatico, guerre… L’arte non può dar voce esclusivamente alle problematiche sociali, diventando una sorta di immagine subordinata alla cronaca, ma deve rimettere al centro l’essere umano che è l’artefice, il responsabile diretto di questi fatti. Serve studiare l’uomo per capire come siamo arrivati a quest’era d’irragionevolezza globale che stiamo vivendo o subendo. Per questo motivo il mio lavoro ruota intorno al ritratto scultoreo di tre poeti Thomas Eliot, Ernest Hemingway ed Ezra Puond, ricavati da tre pietre antiche e simboliche, che provengono da altrettanti siti archeologici».

Maurizio Savini, The Age Of Unreason, 2019, courtesy Forme nel verde 2019

«Con queste tre sculture, si tenta di rimettere al centro il rapporto che esiste tra l’essere umano e la ragione». Ricorda Gaia Pasi. «I tre poeti infatti appartengono a quella che è stata definita “Lost Generation“, la “generazione perduta” quella attiva tra le due guerre mondiali, che ha cavalcato il novecento vivendo in modo completamente spericolato e non occupandosi mai della percezione della realtà circostante se non come sottofondo dell’opera, ma hanno preferito concentrarsi sull’essere umano e i suoi problemi: esistenziali, caratteriali, emotivi e sul come in quel caso il sottofondo della guerra, ha contribuito a trasformalo in quello è oggi. La generazione perduta è quella di coloro che, reduci, scoprirono il danno subito nella propria umanità e l’impossibilità del ritorno alla vita civile. L’età dell’irragionevolezza è quella attuale, cioè quella che sta distruggendo il pianeta solo ed esclusivamente per smania di potere e di controllo, quella che ha scordato tutti i valori e il rispetto per la vita stessa».

Maurizio Savini, The Age Of Unreason, 2019, courtesy Forme nel verde 2019

vedi articolo originale: https://www.espoarte.net/arte/forme-nel-verde-e-antifragile-il-fallimento-come-opportunita/